Le aziende sono come le famiglie: per sopravvivere devono risparmiare

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Non sono solo i privati a dover risparmiare e vivere low cost, ma anche le aziende grandi e piccole.

Le attività commerciali possono infatti essere considerate come delle proprie e vere famiglie con le sue economie interne.

Le aziende in salute non devono guardare solo all’esterno per macinare sempre più profitti, ma anche al loro interno per tenere sotto controllo i conti.

Il successo economico di un’azienda è calcolato sui profitti, cioè la differenza tra il fatturato lordo meno i costi. Se è legittimo focalizzarsi sulla crescita delle entrate, è altrettanto importante tenere basse le spese perché alla fine dei conti quello che conta è il profitto netto che l’imprenditore si mette in tasca.

Prima di aprire un’azienda devi pianificare attentamente tutte le variabili in gioco, non solo il modello di business per generare profitto.

Nella corretta gestione aziendale infatti è di vitale importanza calcolare i costi e monitorarli per valutare il loro andamento nel tempo.

Ricorda, un euro risparmiato equivale ad un euro guadagnato.

In azienda i costi totali sono la somma di due voci, i costi fissi e variabili.

I costi fissi sono i costi che sono indipendenti dal fatturato dell’azienda, sono definiti costi strutturali che devono essere affrontati dall’azienda anche se il fatturato è zero.

Esempio di costi fissi sono i servizi amministrativi generali come il commercialista, le utenze telefoniche, il contratto internet, le assicurazioni e gli affitti dei locali non produttivi.

I costi varibiabili sono invece quei costi legati alla produzione che quindi cresceranno all’aumentare del fatturato. Saranno zero quando il fatturato è zero, per poi crescere in maniera esponenziale al crescere delle entrate.

Pensiamo ad una fabbrica e ai suoi operai. Nonostante si tendi a pensare che la manodopera sia un costo fisso, in realtà è un costo variabile in quando laddove non c’è produzione, non c’è nemmeno manodopera.

Un altro esempio di costo variabile per eccellenza sono le materie prime che vengono acquistate solamente in caso di bisogno.

Ovviamente nella complessa gestione aziendale i costi non sono mai o solo fissi o solo variabili, ma spesso un mix interdipendente.

Molti costi sono infatti fissi, pensiamo al commercialista, ma proporzionali alla grandezza dell’azienda: un freelance con nessun dipendente spende meno rispetto ad una Spa quotata in borsa.

Definiti i costi variabili, in una corretta gestione volta al risparmio, l’imprenditore che vuole ridurre le spese creando un’azienda low cost dovrà fare delle serie considerazioni che riguardano diversi aspetti dell’azienda.

Il primo passo per risparmiare è infatti conoscere i costi.

Una volta individuati i costi fissi imprescindibili e calcolati i costi variabili, si dovranno considerare i margini di profitto della propria attività per renderla profittevole.

In linea generale, tutte le aziende che forniscono servizi o prodotti dove le materie prime incidono per una percentuale importante sul costo finale sono delle aziende con margini bassi, mentre le aziende che vendono il proprio know out sono tendenzialmente più profittevoli.

Una volta individuate le principali voci di spesa, il bravo revisore dei conti deve verificare se tra le spese ci sono i cosiddetti sprechi, cioè spese non necessarie.

Specialmente in una grande azienda, i sprechi sono ovunque, dai materiali di scarto della lavorazione ai lavoratori poco produttivi, tagliare le spese diventa quasi una necessità.

Il discorso cambia nelle piccole aziende dove spesso gli sprechi sono minimi e il solo modo per aumentare i profitti è incrementare il fatturato e i margini.

Qualsiasi sia la situazione, risparmiare e tagliare i costi superflui è una priorità perché le aziende italiane hanno un peso in più rispetto alle aziende estere e cioè una burocrazia asfissiante e una tassazione tra le più alte al mondo.